Potrebbe sembrarti sciocco, eppure solo di recente ho compreso quanto debba cambiare il mio modo di scrivere sull’internet se voglio in qualche modo sopravvivere all’incubo delle visite. Avendo aderito ad alcuni programmi di affiliazione, devo garantirmi visibilità e credibilità, altrimenti diventerei proprio quel tipo di content creator che mi infastidisce e da cui voglio tenermi alla larga.

Prima di scrivere questo post ho cercato in lungo e in largo qualcuno che l’avesse già fatto per saziare quel meccanismo psicologico che ci porta a restare nella nostra comfort zone e a circondarci di persone con le quali possiamo condividere a grandi linee la stessa idea riguardo a un tema specifico.

Non sono stato capace di trovarlo, per cui oggi vi racconto la mia personale esperienza su perché sono tornato a giocare con i Pokémon dopo quasi vent’anni in cui non lo facevo più.

Pronti noi zi va (mi mancava partire così citando gli Orks della terza edizione di Warhammer 40K)

La piaga del bullismo

Ho sofferto da ragazzo di bullismo. Ero un fregnone, peggio di Kylo Ren. Ero il bambino che veniva chiamato dai ragazzini del quartiere per portargli il pallone e poi guardare mentre giocavano, perché nessuno mi passava la palla (ero davvero scarso, almeno fino alle elementari). Ero il genietto dei PC, chiamato dai genitori di quei ragazzini quando facevano disastri. Ogni occasione era buona per prendere botte.

Quando arrivarono i Pokémon in Italia, io ero già fuori target perché avrei dovuto trovarmi in quella fascia d’età adolescenziale in cui, oltre ad essere perennemente alla ricerca di una ragazza con cui limonare duro, avrei dovuto puzzare come un muflone bagnato a causa dello sviluppo ormonale. Tuttavia, le mie insicurezze che imploravano attenzione da tutte le ragazze che mi passano vicino, mi portarono a scarsi risultati, ovviamente. Crescendo e avendo scelto la strada della giovane aspirante rockstar, non avrei mai potuto ammettere che a 16 anni mi piaceva davvero tanto quella tartarughina blu. Non sia mai.

I loser hanno conquistato l’economia

Venticinque anni dopo, la situazione è cambiata. i Loser come me hanno conquistato l’economia e sono diventati la mucca grassa da spennare attraverso questo tossico consumismo. A causa della pandemia, molte passioni sono scoppiate, diventando l’ennesima bolla speculativa tra le molte della cultura pop. Il collezionismo delle carte Pokemon sono sicuramente uno di questi eventi. Anche se c’è chi sostiene che il valore di queste carte resterà forte nel tempo.

Rifiuto di accettare situazioni come quella che si è verificata al museo di Van Gogh ad Amsterdam in cui gli scalper con buona probabilità completamente disinteressanti alle opere del museo hanno sfiorato una rissa per essere sicuri di prendere le carte promozionali esclusive del museo. Questo Pikachu (lo trovate qui sotto) è bellissimo ma la storia che purtroppo racconta è lo specchio di tutta la parte sbagliata di questo hobby.

Il Collezionismo è una maratona

Il collezionismo è un viaggio unico e personale. Non è una gara edonistica ma una maratona. è una raccolta di aneddoti divertenti, di tempo speso a cercare e studiare il materiale che si sceglie di avere. Qualche volta ma in maniera responsabile può essere la storia di una follia spendacciona.

In questo precedente post (qui il link) ho già messo per iscritto le mie considerazioni generali sulla tossicità che trasforma il collezionismo in schiavitù. Vi invito a leggerlo se vi garba.

È importante sottolineare che, nonostante la crescente popolarità del collezionismo e della cultura nerd, non dovremmo considerare queste tendenze come una semplice ‘rivincita”. La popolarità del collezionismo non dovrebbe essere vista come un simbolo di vendetta o riscatto per coloro che, come me, potrebbero essere stati emarginati o emarginati in passato a causa delle loro passioni o interessi. Invece, dovremmo celebrare il fatto che oggi, la diversità di interessi e passioni è sempre più accettata e rispettata nella società.

Il collezionismo dovrebbe essere un’esperienza personale e gratificante, non un mezzo per dimostrare superiorità o rancore verso gli altri. Ognuno dovrebbe sentirsi libero di esplorare i propri interessi senza giudizio o pregiudizio. Invece di cercare la vendetta attraverso la popolarità, dovremmo incoraggiare l’inclusione, la comprensione e il rispetto reciproco tra appassionati di tutti i tipi, contribuendo così a costruire una comunità più aperta e accogliente.

Per me il mondo raccontato dalle storie dei Pokémon è un posto rassicurante, pulito. Un luogo in cui mi trovo a mio agio. Ci sono valori genuini si parla di amicizia, di rispetto e di natura e non trovo nulla di male nel modo in cui la narrazione e la lore si muovono e si evolvono.

Probabilmente si tratta di un profondo bisogno di escapismo che mi porta a sentire la necessità di rifugiarmi in un mondo a prova di bambino di dieci anni. Fatto sta che attraverso i Pokemon ho trovato un modo per giocare con mia figlia, per inventare storie con i suoi Peluche e per introdurla a giochi da tavolo. Ho persino fatto una partita contro mia moglie al gioco di carte collezionabili. Dal mio punto di vista, questi momenti valgono più di possedere “quella” rarissima e costosissima carta.


Link che a me sono tornati utili:

Imagine.art. Ho iniziato a giocare con l’intelligenza artificiale per fare quei disegni che io non imparerò mai a fare. Imagine.Art è una di queste. Per i miei scopi si possono ottenere facilmente diversi risultati positivi. Spero di riuscire a mostrarvi qualcosa a breve.

Praticamente Inglese. Mi hanno ridotto lo smart working quindi ora passo molte più ore nel traffico romano che come potete immaginare è devastante. Ho iniziato ad ascoltare i primi episodi di questo “corso di inglese” specifico per il mondo del lavoro mentre sopporto le lunghe ed estenuanti code. Al momento la mia opinione è molto positiva.


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