Resident Evil, oh sì, Resident Evil, solo a nominarlo mi vengono ancora i brividi. Sono pochi i giochi di quegli anni che mi tornano ancora in mente così nitidamente senza cadere ad oltranza nella nostalgia che fa sembrare il vecchio sempre più bello del nuovo. Non dimenticherò mai Jedi Knight, il mio primo goal con Ronaldo a Fifa 98, le mie stagioni di NBA live e di sicuro rimarrò segnato a vita per la paura che ebbi quella sera in cui per la prima volta giocammo a Resident Evil.
Era una sera di più di vent’anni fa, mi ero appena procurato, attraverso sistemi poco leciti, la versione PC di questo titolo che tanto mi ricordava Alone In The Dark, gioco che già qualche anno prima mi aveva terrorizzato (Si, ok, sono un vero fifone). Enry, l’amico mio che viveva a casa dei suoi al piano sotto al mio, era venuto a casa mia per videogiocare un po’ insieme e strillammo come dei matti quando quei fottuti dobermann sfondarono le finestre di quella casa. Ecco, per me la saga Capcom vuol dire proprio questo “avere paura” nessun’altra esperienza multimediale mi ha mai spaventato allo stesso modo ed è per questo che seguo sempre con curiosità ogni uscita della serie in qualsivoglia forma che sia un videogioco o un film pur non giocandone più nessuno perché il mio cuore non reggerebbe ad un altro assalto di quei cani zombie.
I reboot fan paura?
Quando ho avuto notizia che era in corso la realizzazione di un nuovo reboot cinematografico della serie attraverso un trailer che tutto sommato mi aveva stuzzicato, ho mantenuto i radar accesi e appena il film è stato reso disponibile sul primo servizio di streaming ho colto l’occasione per vederlo.
Welcome To Racoon City è una pellicola che trovo complessa da commentare. Da una parte potrei facilmente liquidarla con un “Hey ragassuoli, questo è davvero un film brutto!” Il voto, come vedrete più in basso, terrà fortemente conto di questo aspetto. Il primo Resident Evil giocato da adolescente mi fece davvero paura mentre questo film è davvero lontano dal suscitare emozioni forti. L’unica emozioni che campeggia su tutta la pellicola è forse la noia di vedere riproposte le classiche scene da b-movie sugli zombie. Tuttavia, pur contando pochissimo sull’economia del film, Welcome To Racoon City ha qualche pregio, due in particolare: Il primo importantissimo per i fan storici del brand, è che finalmente il videogioco viene citato attraverso scene che riproducono fedelmente alcuni momenti iconici della serie e il secondo è che l’ambientazione anni 90 è molto meno pacchiana di quello che avrebbe potuto essere.
Certo, certo, niente di tutto questo può trasformare il giudizio su questo film ma se disinnescaste le vostre aspettative forse una speranza questo film potrebbe averla.
La scelta del cast mi ha dato sentimenti molto contrastanti anche in ottica di futuri film. Chris e Claire sono azzeccati (vabbè c’è la Scodelario sono di parte) mentre Jill Valentine, Leon Kennedy e Wesker mi hanno decisamente deluso. Probabilmente una scelta di questo tipo è stata dettata anche da strategie di inclusività dove in ogni caso hanno evitato il black washing che avrebbero sostanzialmente ucciso il film.
Un film non è un videogioco
Quello di cui mi sono reso conto guardando questa pellicola è come il design narrativo, la sceneggiatura e il modo con cui il giocatore porta avanti la storia in un videogioco di successo, non sempre “funziona” al cinematografo. Vivere alcune esperienze “pad alla mano” è decisamente diverso rispetto ad essere spettatori passivi. È ovvio che ho che scoperto l’acqua calda, di conseguenza viene da chiedersi come sceneggiatori professionisti possano commettere così errori grossolani a meno che il loro intento non fosse un altro. Allora mi pongo la domanda: stiamo criticando un film per quello che non è e che non vuole essere basandoci solo su ciò che avremmo voluto che fosse?
Per questi motivi, cercando di pesare pregi e difetti e temendo conto anche dei voti precedenti su questo blog, credo che un 5 possa essere a malincuore un voto equilibrato.
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