Ragassuoli e donzelle benvenuti! Il vostro amatissimo blog pieno di ciance e facezie è pronto anche oggi a chiaccherare con voi. Il menù vi propone la recensione a modo mio di Exit Il Tesoro Sommerso. Si tratta di un gioco da tavolo della linea Exit, una popolare serie di “escape room” da tavolo edita in Italia da Giochi Uniti la quale ad oggi vanta più di dieci uscite che potete trovare qui
Il Sistema di gioco di Exit è il terzo modo di proporre escape room da tavolo e vi devo dire che ero molto curioso nel provarne almeno una di questa tipologia. In precedenza, insieme a Carlotta, abbiamo giocato diversi casi di Unlock! (potete trovare il commento qui) e un singolo caso di Deckscape (che invece trovate qui) e entrambi abbiamo preferito di gran lunga la proposta offerta da Deckscape (Dv Giochi) rispetto alla soluzione ludica di Asmodee Italia. Le ragioni principali di questa preferenza sono da ricercare nel rapporto tra complessità/divertimento offerto da Deckscape rispetto ad Unlock! e ovviamente le opinioni non possono che basarsi esclusivamente sugli scenari provati anche se in ogni caso a livello di regolamento l’idea dell’app e le soluzioni di alcuni enigmi ci hanno lasciato un po’ tiepidini.
Exit è una serie di giochi ideata dalla coppia (anche nella vita) Inka e Markus Brand che avevo già apprezzato un po’ di tempo fa con il loro Village un interessante gestionale che aveva alcune meccaniche sulla gestione del tempo e della vita dei propri meeples dal mio punto di vista molto intriganti.
Ogni scatola di Exit offre uno scenario singolo che una volta completato non potrà essere rigiocato a meno di essere smemorelli (e ci può stare) ma sarà necessario, come vi spiegherò qui in seguito, prestare anche particolare attenzione ad alcuni enigmi poiché uno degli elementi più peculiari di questa serie è che sono dei veri e propri giochi legacy i quali richiedono “la distruzione” o “l’alterazione” definitiva di alcune parte fisiche del gioco. Lo so, sento già scricchiolare un po’ le certezze e vedo alcuni già lasciare la sedia specialmente se hanno visto il prezzo del gioco. Eh si, Exit è costoso: il prezzo base di ogni scenario è 15 euro e quindi superiore di una percentuale rilevante parliamo del 50%, rispetto ai vari Deckscape e gli Unlock! poiché i primi stanno sui 10 euro mentre le scatole di Unlock! costano 30 eurini ma hanno all’interno tre scenari.
Fermi però, proprio per la sua natura estremamente analogica, Exit ha una dotazione “tattile” di gran lunga superiore rispetto agli altri due titoli quindi è giustificabile anche se può non piacere, un prezzo più alto. Il punto è che se non volete spoiler sui contenuti non posso fotografarli per mostrarveli per cui (ATTENZIONE SPOILER) all’interno troverete delle gemme in plastica, delle carte, una barchetta (molto minimal da montare) un libricino cuore e motore del gioco insieme a una struttura a tre cerchi concentrici che mi ricorda tanto i sistemi di password dei giochi anni ’90 della Lucas vedi Monkey Island. (FINE SPOILER).
Proprio per questo, da un punto di vista contenutistico sono soddisfatto e non pentito di aver speso quei soldi, tuttavia comprendo le possibili lamentale pur non riuscendo del tutto a giustificale.
Come tutte le Escape Room da tavolo, Exit metterà il giocatore di fronte ad una serie di Enigmi di varia complessità. é interessante come su ogni scatola di questa serie venga indicato il livello generale di difficoltà il quale nel caso de Il Tesoro Sommerso è considerato “base” quindi non particolarmente difficile. Gli enigmi de Il Tesoro Sommerso sono presentati dal libricino che racconta anche un po’ la storia alla base della ricerca di questo tesoro.
Come vi dicevo, al fine di risolvere alcuni enigmi vi verrà chiesto di “tagliare delle carte” o di disegnare su alcune pagine del libricino ovviamente con un po’ di attenzione il problema del taglio è arginabile, noi siamo riusciti a superare l’enigma senza bisogno di distruggere le carte mentre per gli enigmi che si basavano sul “disegno” ci siamo mossi con una matita dura in modo da lasciare meno segni possibile ma ovvio che un minimo la traccia è rimasta.
Da un punto di vista della complessità devo ammettere che ho trovato Exit un po’ più difficile di Deckscape ma tutto sommato gestibile siamo arrivati al fondo, superando i limiti di tempo ma senza utilizzare gli aiuti ma a nostro aiuto invoco il fatto che si piace affrontare questi giochi con calma mentre nel frattempo dobbiamo anche occuparci della miniCornerhouse. La tipologia di enigmi l’ho trovato classica e ben fatta, certo alcuni di essi erano li per “allungare” il gioco ma giustamente trattandosi di escape room ogni situazione è un enigma e fortunatamente in nessun caso abbiamo ritenuto che la soluzione fosse campata in aria come invece è accaduto con alcuni Unlock. Tendenzialmente si trattava di “ottenere dei codici” attraverso simboli o soluzioni grafica di ottenere quindi una password che incrociata con la pagina della storia in cui eravamo arrivati ci indicava se la soluzione fosse quella corretta o meno.
Tirando le fosse, sia Carlotta che io siamo soddisfatti del gioco. Tendenzialmente preferiamo più i giochi alla Sherlock Holmes Consulente Investigativo rispetto al puro esercizio logico da settimana enigmistica infatti abbiamo una seconda Exit da giocare dal titolo “Omicidio Sull’Oriente Express” decisamente più incline al nostro giusto di cui certamente avremo modo di cianciare qui sul Cornerhouse prossimamente.
Basandomi sui ricordi e le sensazioni per me Deckscape resta ancora al primo posto anche tenendo conto dei costi ma certamente la serie Exit la metto al secondo post e continuerò a giocarla.
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Mi è stato regalato L’Omicidio sull’Orient Express. Conto di giocarlo senza alterarlo anche se non è detto lo darò via, proprio perché è un regalo.
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Ma si, se hai una stampante multifunzione a casa, fai una fotocopia se c’è qualcosa da “rompere” e sei a posto.
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Sí ma mi segno anche a manina in caso le cose da rompere. Le soluzioni ci sono. Anche per Pandemic Legacy ho deciso di rompere perché avrei potuto non farlo, volendo.
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Pandemic Legacy prima o poi mi deciderò a farlo.
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È un pugno nello stomaco ad un certo punto eh. Molto teso.
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